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La storia di Pier Macchié non è la semplice storia di un musicista, ma quella di un artista, una macchietta, un personaggio senza tempo e con tanti luoghi; la sua è una storia leggera, immaginifica.
“Come hai iniziato?” glielo abbiamo chiesto e lui sembra raccontarsi con piacere.
Pierangelo Fevola, in arte Pier Macchié, comincia a dedicarsi al disegno da bambino, a due anni, un po’ come tutti del resto, ma a differenza di molti, non ne lascerà più la pratica. Intorno ai 14 anni costruisce il suo primo violino, a cui poi seguirà il violino elettrico. Costruisce da autodidatta, osserva, prova, fa.
S’iscrive al conservatorio per lo studio del mandolino, gira il mondo con la posteggia e con le orchestre a plettro.
“Scopro che il pubblico ride quando mi vede suonare il mandolino, allora divento buffone del mandolino e canto le macchiette classiche napoletane. Divento Piermacchié cantautore macchiettista”.
Nel 2014 costruisce la Manviola, uno strumento ad arco e plettro, e inizia un nuovo capitolo della sua storia, quello in cui Piermacchié diventa l’unico suonatore al mondo di manviola. Ora il suo sogno è quello di iniziare a insegnare la sua arte e di diventare una maschera, per non morire mai.
Solo poche parole e già sembra una storia su cui voler scrivere un libro, piena di colore, dove tristezza e allegria si mescolano e non si possono distinguere; una storia che vien voglia di raccontare a grandi e bambini con parole, immagini e stupore, e che in fondo abbiamo voglia che qualcuno ci racconti, per farci sognare.
“Quando capii che facevo ridere, misi tutto quello che avevo appreso nella vita dentro il cappello, la scultura, la poesia, la musica, la pittura…” – dice Pier – ed ora è con quel cappello sempre in testa che incanta il pubblico nelle vie di Napoli, sul lungomare, al Castel dell’Ovo e ultimamente sotto ai portici del Teatro S. Carlo, una postazione prestigiosa che gli permette di farsi ascoltare anche da personaggi noti e di avere graditi apprezzamenti.
Fa sorridere leggere dal suo profilo facebook: “Oggi suono al S. Carlo” e seguire le storie che ama raccontare tramite il suo diario digitale e tramite social: i personaggi che incrocia sul suo cammino di artista di strada, le emozioni, le abitudini, anche qualche avventura/disavventura. I suoi racconti quotidiani sono la misura di quanto, oltre un (grande) musicista, sia un cantastorie, un artista e una persona di un ingegno straordinario.
Venerdì Pier Macchiè sarà sul palco del Piccolo Bellini, per il Be Quiet. “La storia non certifica la verità di una credenza”, lo scriveva qualche giorno fa sul suo profilo; pochi “Like” ma a me è piaciuta molto quest’affermazione. Non so se fosse esattamente questo l’intento, ma mi pare di cogliere un’esortazione del tipo: ” Vivetele le verità delle situazioni, dei momenti perché quando saranno gli altri a raccontarvele non avranno lo stesso peso, le credenze sono vere nella misura in cui vi hanno fatto emozionare”. E allora voi andateci il 21 al Be Quiet, fate in modo di raccontarlo e di non farvelo raccontare lo spettacolo di quest’artista e degli altri che saranno con lui sul palco.
(Di Paola Varricchio)
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