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Frank e il talento di sussurrare arte in molteplici forme e lingue

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Parole e melodie, quindi canzoni, sono nate con lei dal primo momento in cui ha imbracciato una chitarra. Frank è il nome d’arte di Marina Iossi, cantautrice che, già piccolissima, ha sentito il bisogno di comunicare traducendo i silenzi in musica e trovando così le parole giuste.

Il tuo nome d’arte è Frank. Come mai?
«Moltissime cose mi legano a questo nome e potrei farne un elenco. Frank è il nome del mio primo tatuatore e del misterioso coniglio di Donnie Darko, un film che mi ha incantato immediatamente. È ancora il nome del primo album di Amy Winehouse ma anche il cognome di un riferimento come Anna Frank. L’ispirazione vera, però, me l’ha data Frank Sinatra».

Il 21 marzo, sul palco del Piccolo Bellini, eseguirai canzoni siciliane.

«Come chiesto espressamente da Giovanni Block, canterò brani della tradizione siciliana. In particolare, vorrei portare quello che sembra essere in assoluto il più antico : “Mi votu e mi rivotu”».

Solitamente in che lingua canti?

«Italiano, inglese, spagnolo e dialetto napoletano. Quest’ultimo è quello che mi appartiene di più, con il quale sento di comunicare meglio le mie emozioni perché non ha filtri. Credo che il dialetto ci renda più autentici e carnali sia nell’entusiasmo che nel dolore perché, in fondo, è la nostra lingua naturale, non quella che poi ci insegnano».

Quando hai capito che eri “destinata” alla musica?

«Già da piccolissima. Il mio primo ricordo è buffo perché è legato all’estate e ai viaggi in auto in cui inventavo parole sulla sigla della soap opera “Beautiful”. Poi, all’età di dieci anni ho iniziato a suonare il sassofono contralto e solo in seguito la chitarra per poi rendermi conto che l’altro strumento di cui non potevo fare a meno era la voce. La mia scrittura è molto istintiva e quando compongo musica mi affido solo alla memoria senza fermare nulla sulla carta. Scrivo, invece, al di fuori della musica, poesie, prose e sceneggiature. Il 31 marzo debutterò anche come attrice al teatro Summarte di Somma Vesuviana».

Hai già debuttato, invece, all’interno del collettivo Be Quiet. Quando è accaduto?

«Circa due anni fa, quando ho conosciuto anche Giovanni Block e mi sono esibita al Cellar Theory. In seguito ho anche partecipato al Festival di Oratino. Sul palco del Piccolo Bellini, però, sarà la prima volta».

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