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Spesso, alla base della scelta di fare musica non c’è la musica in se stessa, ma la sola voglia di creare, costruire.
E’ questo il senso che spinge Raffaele Giglio, musicista napoletano, a sperimentare continuamente in ogni settore artistico.
Raffaele nasce in una famiglia che sin da giovanissimo, lo introduce alla musica. Il padre infatti, compagno di banco di Pino Daniele all’Istituto Diaz, inizia a strimpellare la chitarra, dando i primi consigli a quello che diventerà poi il grande maestro napoletano.
Raffaele, però, scopre la chitarra per caso: appassionato di skate professionistico, si ritrova un giorno ad ascoltare Jeff Buckley. Al suono di quelle note, capisce quale dovrà essere la sua strada. Dopo aver studiato canto per alcuni anni, trova il coraggio per formare la band Gentlemen’s Agreement. Nel corso degli anni il gruppo si “infoltisce” ed arricchisce di nuovi membri, come Antonio Gomez (al basso), Mauro Caso (alla batteria) e Giuseppe Girotti (al sax). Con la band, Raffaele inizia, almeno in una prima fase, a scrivere in lingua inglese, pubblicando così i primi due album “Let me be a child” e “Carcarà”.
“Abbiamo iniziato a scrivere in lingua inglese per pura sperimentazione, cadendo di tanto in tanto anche nell’uso del portoghese – racconta il cantante e chitarrista – Poi l’esigenza dell’italiano, per farmi capire e per riuscire ad esprimermi meglio”. Ai successi legati ai primi album si aggiungono innumerevoli date di concerti in Italia e anche ben oltre i confini del Belpaese.
“Credo che nel viaggiare risieda il vero senso della musica. Stando fermi in un posto non si riesce a compiere la magia della diffusione”, spiega Raffaele. Quindi, nuovi lavori e nuovi ep, “Da… da… da quando ci sei tu” e “Apocalypse Town”.
Particolarità di quest’ultimo è la sua stessa produzione, creata tramite baratto. “Per la sua realizzazione non abbiamo speso un centesimo, abbiamo barattato la nostra manodopera in cambio di sale di registrazione e posti in cui provare”.
“Congelato” il progetto Gentlemen’s Agreement, Raffaele Giglio cambia ancora una volta la lingua dei suoi testi dedicandosi, dopo inglese, portoghese ed italiano, al dialetto della sua città, con l’intento di raccontare nel suo prossimo album quelli che sono gli usi e costumi della Napoli di quartiere, un occhio vigile che fa suonare le storie del “bùvero” e dei quartieri spagnoli.
“La paura iniziale era che il dialetto, girando in tour, potesse non essere compreso. Ma poi ho capito che la melodia, il suono, riescono a trascinare anche il senso, rendendo palese a tutti quello che vuoi dire”.
L’album vedrà la luce a febbraio 2016. Intanto la sperimentazione e la creazione di Raffaele si spostano di arte in arte, passando dalla musica al teatro, con l’esperienza “Dignità Autonome di Prostituzione”.
Lo vedremo inoltre esibirsi al Piccolo del Teatro Bellini, nel programma del ‘Be Quiet – La notte dei Cantautori’, in occasione del quale dividerà il palco con Vincenzo Rossi dei ‘Diversamente Rossi’, Giuseppe Di Taranto de ‘La Bestia Carenne’, Fabiana Martone e l’intero collettivo Be Quiet, il 7 dicembre, alle ore 21,30.
“A 37 anni di una cosa sono certo: – conclude il musicista – fare arte è una malattia. Senza non saprei come vivere. Seppur cadessero un giorno musica e teatro e restasse solo la parola ‘costruire’ a reggermi, riuscirei comunque a stare in piedi e a sorridere”.
(Testo estratto dal quotidiano “Cronache di Napoli” –
a cura di Luca Lanzano)
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